Si potrebbe avere l’idea che una fiera sia un’istituzione ferma, immobile, talvolta immutabile, che chiama a sé gli attori che la animano. Non è il caso di Expo Riva Schuh & Gardabags che, da sempre, è votata a cogliere gli umori del mercato e, per farlo, si muove e va a visitare i principali Paesi produttivi in ambito calzature, borse e accessori, così come cerca il contatto con il mondo della distribuzione. È ciò che ha fatto negli ultimi mesi anche Mauro Di Molfetta, Project Manager Gardabags, a cui ora chiediamo di fare il punto sullo stato di salute della pelletteria a livello internazionale.
Di Molfetta conosce bene il mondo delle borse, degli accessori e della valigeria frequentandolo, con diversi ruoli, da circa 30 anni. Prima come responsabile della promozione estera di Aimpes e Mipel, quindi come export manager e gestore delle reti di vendita per brand di alto livello nei settori abbigliamento e calzatura e, infine, come direttore commerciale di Mipel, prima di approdare a Riva del Garda.
Nell’ambito del programma Expo Riva Schuh & Gardabags Around the World ha da poco visitato diversi mercati, fra cui Cina, India e Turchia.
“Durante i nostri viaggi abbiamo dialogato con parecchi imprenditori e, per tutti, il tema principale è il forte rallentamento degli ordinativi che li spinge a cercare nuovi partner e nuovi sbocchi.”
Partiamo dalla Cina…
“La Cina si conferma leader sul fronte della produzione di pellami in termini di volume, di materiali sintetici e della produzione di accessoristica per la pelletteria e, va da sé, anche della produzione del prodotto finito.
Durante le nostre missioni in alcuni dei più importanti distretti produttivi del Paese abbiamo constatato che, oggi, le aziende hanno bisogno di viaggiare, di indagare nuove piazze e aprire nuovi canali commerciali. In pratica hanno la necessità di trovare nuovi clienti. Evidentemente sono cambiate le interazioni tra clienti e fornitori oltre che essersi notevolmente ridotti gli ordinativi. Una situazione di incertezza aggravata dalle dinamiche geopolitiche di guerra a cui si è aggiunta l’elezione del nuovo presidente statunitense e le ventilate politiche incentrate sui dazi.
Proprio i dazi e l’aumento del costo del lavoro nei distretti produttivi tradizionali della pelletteria, dove si riscontra buona capacità produttiva e qualitativa, potrebbero rafforzare la tendenza a delocalizzare le attività produttive cinesi in altri Paesi, come Vietnam, Bangladesh e India. Paesi che si candidano a rappresentare le nuove frontiere della produzione di pelletteria. La dinamica della delocalizzazione cinese, fra l’altro, come effetto collaterale, sta producendo la crescita delle realtà produttive autoctone. Partite dal possedere una conceria di famiglia si ritrovano a strutturarsi come grandi gruppi di calzature e pelletteria.
Da segnalare anche il formarsi di nuovi distretti produttivi dove i prezzi dei prodotti sono competitivi, ma con una qualità più bassa.”
Cosa caratterizza l’India, invece?
“Mentre le concerie sono collocate nella zona di Chennai, la stragrande produzione è ancora insediata a Calcutta, con aziende dai processi più industrializzati rispetto ad altri distretti come quelli di Noida, vicino a Dehli. È un mercato caratterizzato da moltissime piccole-medie imprese familiari (in questo presenta somiglianze con il tessuto produttivo italiano) votato alla produzione di prodotti in pelle per lo più esportati negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Europa.
Le aziende indiane si trovano ad affrontare problemi di svariata natura come, ad esempio, l’approvvigionamento di PU e della minuteria metallica che deve essere per forza acquistata in Cina non avendo in casa la filiera completa. Inoltre, hanno vincoli maggiori rispetto alle norme per la lavorazione del cuoio, della pelle e, in generale, della materia prima. Fattore che incide sui costi di produzione a discapito della competitività.
Anche nel caso dell’India, che da anni lavora con le firme per un certo tipo di produzione, il calo degli ordinativi del prodotto alto di gamma spinge le aziende a cercare nuovi partner offrendosi di lavorare anche per commesse di livello più commerciale. Per questo motivo trovano interessante la piattaforma di Gardabags come hub dove poter intrecciare nuove relazioni commerciali.
È interessante rilevare anche la crescita del mercato interno. Per il futuro si prevede una popolazione con capacità di spesa elevata. Un dato interessante se si pensa che l’India è il Paese più popoloso al mondo e oltre il 70% della popolazione ha meno di 35 anni.”
Un mercato che è salito alla ribalta negli anni della pandemia e subito dopo è la Turchia.
“Purtroppo, dati recenti confermano che anche per la Turchia il 2024 non è stato un anno positivo. Sui loro scambi ha gravato moltissimo la spinta inflattiva che ha portato grandi fluttuazioni sui loro listini. Una situazione che i compratori non gradiscono. Ne hanno risentito meno le grandi realtà produttive turche, ma le piccole e medie aziende, lungo tutta la filiera, sono andate in grande difficoltà. L’export della pelletteria ha subito flessioni dal 20 al 30%. L’Italia rimane il paese con lo share più elevato (11,3%), seguito dalla Germania (10,7%).”
Quali i mercati in crescita che potrebbero stupire?
“Il Vietnam dopo aver conquistato buone quote di mercato sulla produzione calzaturiera si sta affacciando anche sul settore pelletteria. La vera sorpresa potrebbe essere il Bangladesh, in cui c’è veramente fermento, e il Pakistan. Molti lavorano già con marchi internazionali. Ci farebbe molto piacere portarne una rappresentanza a Riva del Garda e stiamo lavorando proprio in questa direzione.”
Di segnali di ripresa non parla nessuno?
“In questo momento, no. Si conferma la stagnazione. Expo Riva Schuh & Gardabags potrebbe essere un ottimo strumento per traguardarla o quanto meno limitarne gli effetti. Gli equilibri sono molto delicati e i mercati cambiano molto più velocemente rispetto a prima. Ciò che si credeva assodato fino a un anno fa, può essere smentito se non si è presenti e non ci si confronta costantemente con il mercato grazie a piattaforme come la nostra manifestazione, dove si possono incontrare gli attori più importanti provenienti dai distretti produttivi più rappresentativi.”