Come ben si sa, l’industria dell’abbigliamento e delle calzature è una delle principali responsabili del degrado ambientale e del riscaldamento globale. Questo settore è anche noto per le cattive condizioni di lavoro che spesso violano i diritti umani. Molti lavoratori, soprattutto donne, giovani, lavoratori a domicilio e migranti, operano spesso in condizioni al di sotto degli standard internazionali. Nonostante ciò, la domanda di abbigliamento e calzature continua a crescere ogni anno.
Ma nel corso degli ultimi anni la sensibilità dei consumatori verso le tematiche ambientali, a tutti i livelli, è progressivamente cambiata e alcuni passi in direzione di una produzione e di uno sviluppo più sostenibili sono stati fatti. Nel 2021, l’Unione Europea e gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno sfidato l’UNECE (Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite) a dimostrare che la tracciabilità e la trasparenza erano possibili nel settore dell’abbigliamento e delle calzature. Oggi – dopo oltre 20 progetti pilota e più di 100 impegni da parte di marchi leader, produttori, organizzazioni non governative, associazioni industriali e iniziative di sostenibilità in quasi 30 Paesi – l’UNECE ha dimostrato gli impatti positivi della tracciabilità dei prodotti a base di cotone, pelle, materiali sintetici, cellulosa e lana in tutto il mondo, dalla produzione all’utilizzo e oltre. I risultati degli ultimi tre anni dell’iniziativa The Sustainability Pledge sono stati presentati il 19 giugno scorso a Milano, durante l’evento “Vision & Visibility: Scaling Transparency”, coinvolgendo oltre 200 partner per una giornata di sessioni aperte e workshop. In questa occasione, UNECE ha anche presentato la sua “Community of Practice”, iniziativa nata con l’obiettivo di far crescere le migliori pratiche e le soluzioni comuni di sostenibilità per il settore. “L’impegno per la sostenibilità ha dimostrato la nostra capacità di tracciare i prodotti dall’origine al consumatore finale”, ha sottolineato il Segretario esecutivo dell’UNECE, Tatiana Molcean. “Questo rappresenta un passo fondamentale verso la creazione di un settore dell’abbigliamento e delle calzature più sostenibile e responsabile. Invito tutti gli operatori del settore a unirsi alla nostra Comunità di Pratica per contribuire allo sforzo collettivo di implementare la trasparenza e la Pratica per contribuire allo sforzo collettivo di implementare la trasparenza e la tracciabilità su scala.”
The Sustainability Pledge
Il rapporto di monitoraggio triennale “The Sustainability Pledge” fornisce alla Community of Practice una panoramica delle migliori pratiche dell’industria con l’obiettivo di migliorare la tracciabilità e la trasparenza nel settore dell’abbigliamento e delle calzature. Il rapporto ha mostrato i fatti e le cifre basati sull’analisi dei dati-chiave relativi ai 100 impegni presentati all’UNECE, ai progressi e all’impatto ottenuti negli ultimi tre anni, compresi i fattori trainanti e le sfide affrontate dagli operatori del settore. Lo sviluppo di indicatori chiave di prestazione (KPI) a livello aziendale, di prodotto e di materiale e le raccomandazioni personalizzate rafforzano il rapporto complessivo con una chiara indicazione per l’industria su come misurare la tracciabilità e la trasparenza.
Grazie alla collaborazione con oltre 800 esperti, responsabili politici, aziende, membri del mondo accademico e delle ONG, UNECE ha sviluppato una serie di raccomandazioni politiche, linee guida e standard per consentire agli operatori del settore di autenticare le proprie dichiarazioni di sostenibilità. Questi sistemi consentono a tutti gli attori del settore, compresi i consumatori, di migliorare la trasparenza e la tracciabilità lungo tutta la catena del valore, dal campo alla fabbrica al negozio, attraverso un framework open-source gratuito. Questi sistemi sono stati messi alla prova in progetti pilota, esplorando il ruolo di supporto che l’innovazione e le tecnologie avanzate, come la blockchain e la tracciabilità del DNA, possono svolgere. In ogni fase chiave del processo produttivo, le informazioni vengono memorizzate nella blockchain, creando un database per la tracciabilità delle informazioni. I materiali e i prodotti possono essere identificati e localizzati alla fonte grazie allo standard di scambio di informazioni e al sistema blockchain open source, che consente anche ai piccoli produttori che dispongono solo di uno smartphone di caricare i propri dati sulla blockchain.
Il Sustainability Pledge sta anche alimentando la futura legislazione per regolamentare l’industria dell’abbigliamento. Tracciando i capi di abbigliamento, ha sostenuto la produzione locale in tutto il mondo e supportato le scelte dei consumatori con le informazioni richieste. Ora, grazie creazione della Community of Practice, ci si propone di accelerare le iniziative di tracciabilità e trasparenza e di condividere le migliori pratiche per modificare su scala il settore dell’abbigliamento e delle calzature.
Il regolamento EUDR bocciato dagli Usa
Mentre UNECE presentava i risultati del Sustainability Pledge e la nuova Community of Practice, il governo degli Stati Uniti, rivela il Financial Times, ha chiesto formalmente alla Commissione Europea di rimandare a data da destinarsi il cosiddetto ‘Regolamento EUDR Anti-Deforestazione’ in quanto ritenuto “impraticabile”. Il Regolamento EUDR viene ritenuto condivisibile negli scopi – vale a dire: assicurare che i prodotti commerciati nell’Unione Europea non provengano da territori soggetti a deforestazione (o, più in generale, pratiche di degradazione ambientale e sociale), ma non è accettato nei metodi proposti, nonché nelle tempistiche di adozione. “Il regolamento impone requisiti impraticabili – sono gli stralci del testo pubblicati da FT –. Questi limiterebbero inutilmente il commercio di prodotti provenienti da Paesi a basso rischio che hanno catene di approvvigionamento gestite in modo responsabile, come gli Stati Uniti. Esortiamo pertanto la Commissione a ritardare l’attuazione del regolamento e la conseguente applicazione delle sanzioni fino a quando non saranno state affrontate le sfide sostanziali”.
Anche in Europa, in realtà, sono state mosse delle critiche al regolamento EUDR. Il governo austriaco, sostenuto da 22 Paesi comunitari (tra cui l’Italia), ha già chiesto di rimandarne l’applicazione al 2025 e la stessa industria conciaria ne ha più volte segnalato i limiti tecnici.